giovedì 23 marzo 2017

I nostri bravi Tirolesi!






Questo è Eugenio Rossaro, comandante della Standschützenkompanie Vallarsa-Trambileno.
Durante la Grande Guerra e dopo la dichiarazione di guerra (tradimento) del Regno d'Italia contro l'Impero Asburgico, lui ha combattuto assieme ai suoi Schützen per la difesa del Tirolo contro le truppe tricolorute (alpini).
...
Eugenio Rossaro fu un pluridecorato medaglia d'oro dell'esercito austriaco per la fedeltà dimostrata al Tirolo, patria dei suoi genitori, dei suoi nonni e dei suoi (nostri) avi.


Fonte: Trento è Tirolo - Trient ist Tirol
 

domenica 19 marzo 2017

FESTA DI SAN GIUSEPPE






Il 19 marzo ricorre la Festa di San Giuseppe, nominato Patrono del Tirolo da Maria Teresa nel 1772 con il decreto imperiale “Sanctus Josep...hus Tirolensis Patronus". In quel giorno i nostri paesi esibivano sempre la bandiera tirolese. A Trento, la grande fiera di San Giuseppe.
Anche questa festività religiosa è stata abolita dallo stato italiano con la legge del 5 marzo 1977 n.54. Da allora il giorno di San Giuseppe divenne in Tirolo un giorno come tutti gli altri.
In 98 anni lo stato italiano ha cercato in ogni modo di cancellare la nostra secolare storia e le nostre tradizioni austriache.
Ma siamo Tirolesi! Abbiamo memoria e identità e non molliamo!


Fonte: Trento è Tirolo - Trient ist Tirol

venerdì 17 marzo 2017

CIVITELLA DEL TRONTO NON TI ABBANDONEREMO MAI: 47° INCONTRO TRADIZIONALISTA DI CIVITELLA DEL TRONTO



Civitella del Tronto in questi giorni mostra le ferite di un territorio colpito prima dal sisma, poi da calamità naturali (neve e frane del terreno) alle quali si è aggiunta la mancanza di acqua e luce elettrica per più tempo.  Abbiamo pregato e siamo stati solidali con l’amministrazione comunale che si è prodigata oltre ogni immaginabile aspettativa per il bene della Comunità Politica e Sociale.  Quest’anno, perciò, il nostro ritorno a Civitella del Tronto assume il maggiore significato di una presenza fisica che vuole testimoniare la volontà di non abbandonare per nessun motivo al mondo una terra che è per noi sacra. Sulla sua piazzaforte nell’inverno del 1860 – 61 si consumò l’ultima battaglia della Tradizione contro la Modernità, proprio come in Spagna lo stesso fenomeno si verificò a Montejurra.   

Civitella del Tronto: non ti abbandoneremo mai. Con questa volontà, la S. V. Ill.ma è invitata a partecipare al 47° Incontro Tradizionalista di Civitella del Tronto nei giorni di Sabato 18 e Domenica 19 marzo 2017.
 
Sabato 18 marzo 2017.
L’Incontro si aprirà Sabato alle ore 16 con il Convegno di Studi presso la Sala Polivalente di Palazzo Rosati messa gentilmente a nostra disposizione dall’Amministrazione Comunale. In apertura del Convegno sarà commemorato l’editore di Controcorrente, Pietro Golia, recentemente scomparso. A seguire, presentazione del pamphlet edito per il 47° Incontro Tradizionalista dall’Associazione Nazionale ex Allievi Nunziatella: Opinioni del Morning – Post intorno all’esercito Napolitano, del generale Antonio Ulloa, a cura del suo presidente onorario dott. Giuseppe Catenacci
Il convegno, sotto la presidenza del prof. Paolo Caucci von Saucken, affronta il seguente tema: 
Le conseguenze del protestantesimo e l’attualità della tradizione a cinquecento anni dalle tesi di Lutero ed a cento anni dalla nascita di Elias de Tejada. Civitella del Tronto quale simbolo della resistenza di un mondo legato alla Tradizione. 
con il seguente o.d.g.:
Prof. Miguel Ayuso, Dalla Cristianità al Carlismo nell’opera di Elías de Tejada.
Dott. Edoardo Vitale. La militanza antiprotestante di Napoli nella visione di Elías de Tejada.
Prof. Giovanni Turco, Soggettivismo religioso e soggettivismo politico. Le conseguenze del protestantesimo.
Prof. Gianandrea de Antonellis, Indagine tra i prodromi del modernismo: il Sinodo di Pistoia. 
Dott. Giovanni Salemi, Per la memoria storica del nostro antico Paese contro l’oblio.
Dott. Pasquale Sallusto, Civitella del Tronto, l’ultimo assedio.
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine, presentazione delle seguenti novità editoriali:
  • Ernesto il disingannato;
  • A Civitella del Tronto con i soldati del Re.
  • Carlo di Borbone.

Al termine del Convegno ci sarà la cena comunitaria presso l’Hotel Zunica.

Domenica 19 marzo 2017.
A causa della inagibilità della Fortezza, il programma abituale subirà le seguenti modifiche:
Ore 10,00 Celebrazione della Santa Messa  in memoria dei Martiri della tradizione presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Ore 11,00 Concentrazione dei partecipanti all’Incontro il Piazza Filippi Pepe per portare, in corteo, la corona di Alloro sul monumento a Matteo Wade a ricordo dei Caduti di Civitella del Tronto.
Ore 11,30 Commemorazione del sacrificio di Matteo Wade che sarà tenuta dal dott. Fernando Riccardi.
Ore 13,00 Pranzo dell’arrivederci presso i ristoranti di Civitella.

SISTEMAZIONE ALBERGHIERA
Hotel Zunica, Tel. 0861/91319 – fax 0861/918150
Camera singola: €. 55; doppia €. 70; tripla €. 90; quadrupla €. 100
Hotel Fortezza, Tel. 0861/91321 – fax 0861/918221
Camera singola: €. 40,00; doppia €. 50,00; tripla €. 60,00; quadrupla €. 70,00


 

Ci auguriamo che vi rechiate numerosi a Civitella del Tronto per onorare i martiri del legittimismo, del Trono e dell'Altare e rammentare la buona politica.

Le norme antisismiche vigenti nel Regno delle Due Sicilie

 
 
 
LE NORME ANTISISMICHE 1#001
LE NORME ANTISISMICHE 2#001
LE NORME ANTISISMICHE 3#001
LE NORME ANTISISMICHE 4#001
LE NORME ANTISISMICHE 5#001
LE NORME ANTISISMICHE 6#001
LE NORME ANTISISMICHE 7#001

venerdì 10 marzo 2017

Il soldato Viktoria Savs

Fonte: Vota Franz Josef



Viktoria Savs (Bad Reichenhall, 27 giugno 1899 – Salisburgo, 31 dicembre 1979) è stata una donna militare austriaca.Durante la prima guerra mondiale si arruolò nell'esercito Austro-Ungarico fingendosi uomo, allo scopo di rimanere accanto al padre soldato.A quattro anni Viktoria restò orfana di madre e fu cresciuta dal padre,Peter Savs,ad Arco (Trento).
Prima della grande guerra si trasferirono a Merano (Bolzano),ma nel 1914,all'inizio del conflitto, Peter fu chiamato alle armi sul fronte orientale,nel corpo dei Kaiserjäger.Ben presto riportò gravi ferite; ciononostante, dopo la sua guarigione, decise di ripresentarsi come volontario presso il Landsturm (traducibile in "milizia territoriale austriaca").
Viktoria, come donna, poteva partecipare al conflitto solo come ausiliaria,ma essendo molto attaccata al padre dalla morte della madre e grazie all'autorizzazione personale dell'Arciduca Eugenio d'Asburgo, il 10 giugno 1915 fu arruolata, con il nome di Viktor Savs, nel battaglione di fanteria Innsbruck II del Landsturm dove il genitore era stato assegnato con il grado di caporale. Solamente una ristretta cerchia di soldati sapeva che in realtà Viktor era una donna.
La soldatessa Viktoria, grazie alla sua abilità come portaordini, soprattutto mediante l'utilizzo degli sci, e conduttrice di muli, portò a termine numerose missioni.Il 1º dicembre del 1916 fu trasferita come ordinanza presso il comando del settore Tre Cime sotto il comando del capitano Demian, dove combatté al fronte. L'11 aprile 1917, assieme ad un gruppo di soldati fece irruzione nel Sasso di Sesto (Sextenstein) nelle Dolomiti di Sesto, dove catturarono venti soldati italiani, che lei sola scortò dietro la linea del fronte sotto il fuoco dell'artiglieria nemica.
Il 27 maggio 1917, durante una missione di portaordini, una granata nemica esplose sulla parete rocciosa al di sotto della quale la giovane soldatessa stava passando, provocando il distacco di un masso di grosse dimensioni, che le schiacciò il piede destro.
Viktoria estrasse il suo coltello e tranciò i tendini, che tenevano il piede ancora attaccato alla gamba. Prigionieri di guerra russi, che facevano la guardia, la riportarono indietro; Viktoria lottò contro la morte per tre mesi ricoverata nell'ospedale militare del campo di Sillian.Qui subì l'amputazione della gamba destra al di sotto del ginocchio, sopravvivendo alla difficile e rischiosa operazione.In quell'occasione fu palese il reale sesso del soldato.
Per il suo comportamento esemplare e coraggioso avuto in battaglia ebbe più onorificenze militari, tra cui una medaglia di bronzo al valor militare, la croce al merito dell'imperatore Carlo I d'Austria e una medaglia d'argento di I classe al valore militare.Non più idonea per il fronte, Viktoria Savs prestò servizio come crocerossina in quello stesso campo, dove ricevette un'ulteriore onorificenza: la croce d'argento al valore della Croce Rossa.
Nel dopoguerra era solita partecipare ai raduni dei reduci.La'Heeresunteroffiziersakademie (HUAk,accademia austriaca per sottufficiali) ha intitolato al suo nome il corso del 1999. Morì il 31 dicembre 1979 a Salisburgo all'età di 80 anni e venne sepolta con tutte le sue decorazioni nel cimitero di quella città.

Lo Schütze Hauler

Fonte: Vota Franz Josef

Maria Amalia Anna von Hauler
"Lo Schütze Hauler"


L'11 novembre 1917, a Longarone, nella giornata di riposo che venne concessa al Württembergisches Gebirgsbataillon il battaglione da montagna del Württemberg per la presa del paese, il maggiore Sprösser, comandante del reparto, convocò nel salone del palazzo dove aveva posto il suo comando lo Schütze Hauler.
Non appena lo vide comparire sulla porta, lo aggredì, non con una semplice domanda, ma con un'imperiosa affermazione: "Schütze Hauler, lei è una ragazza!".
Così venne smascherata Maria Amalia Anna von Hauler.
Maria nacque il 16 luglio 1893 da Otto von Hauler, ufficiale dell'imperiale e regio esercito austro-ungarico e da Vilma von Matachich-Dolanski di nobile famiglia croata.
Crocerossina volontaria a partire dai giorni della mobilitazione generale dell'impero, si era distinta per coraggio ed abnegazione.
Per i suoi meriti le venne conferita nel 1916 la medaglia d'argento e nell'ottobre del 1917 la medaglia d'oro della Croce Rossa, assieme alla croce al merito di servizio con spade.
Dopo la morte del padre, nel marzo del 1917, Maria aveva ben chiaro il disegno del suo futuro di soldatessa.
Fino al giugno del 1917 prestò servizio presso l'ospedale da campo 407 di Opicina, ma tanto fece finché non venne trasferita nella zona di Tolmino.
Prima dell'offensiva austro-ungarico tedesca, Maria venne assegnata al königlich-bayerischen Infanterie-Leib-Regiment, reggimento della guardia reale bavarese, in qualità di interprete.
Solo il due novembre Maria si presentò al Württembergisches Gebirgsbataillon e fino a Longarone aveva partecipato a tutte le fatiche, le marce e ai combattimenti affrontati dai suoi commilitoni.
Nessuno si era accorto di niente.
Fino ad allora si era fatta chiamare Wolf Hauler e prestava servizio nelle file della compagnia trasmissioni del battaglione come interprete.
I commilitoni, che ne intravedevano la debolezza fisica ed i lineamenti da bambino, l'avevano soprannominato Büble (bambinetto), ma, dopo Longarone, si resero conto di avere una Madle (ragazzina) come compagno delle loro fatiche belliche.
II maggiore Sprösser, dopo le rivelazioni di Longarone, aveva tentato in tutte le maniere di trasferire Maria al comando di Feltre.
Nulla da fare!
Immancabilmente l'interprete del battaglione si faceva trovare puntuale alle adunate della compagnia trasmissioni, anche in prima linea.
La troviamo a Quero nel periodo di preparazione alla conquista del monte Fontana Secca e sul monte Tomba alla fine di dicembre del 1917, nelle ultime battute della permanenza del battaglione sul fronte italiano, quando venne intossicata dal gas.
Per i problemi insorti ai polmoni Maria sarà costretta a passare da un ospedale da campo all'altro.
Fino al 28 gennaio rimarrà in zona di guerra, poi verrà trasferita all'ospedale n. 131 nei pressi di Udine.
Vi rimarrà fino al 18 marzo del 1918. Una ricaduta riporterà Maria all'ospedale di Leutkirch, dal 5 maggio al 9 luglio 1918.
Durante questo periodo di ricovero, la notizia che una donna faceva parte del glorioso battaglione del maggiore Sprösser scoppiò improvvisa ed incontrollata e i comandi trovarono grosse difficoltà a circoscriverla.
La lunga e penosa malattia polmonare si risolse soltanto a guerra finita, quando Maria poté lasciare il sanatorio di Überruh.
Il maggiore Sprösser l'aveva proposta per il conferimento della medaglia d'argento al valor militare, ma la pratica non avrà seguito.
Conosciuto un diplomatico giapponese, Maria lo seguirà nel paese del sol levante, a Tokio, dove diventò la signora Saka.
Dopo il 1940 di lei si perse ogni traccia.

Frauen im krieg (Donne in guerra)

 
 
 
 
Più di 200 donne servono nella legione polacca incorporata nell’esercito austro-ungarico,come anche la legione ucraina,con molte donne,e altrettanto meravigliosamente si comportano le ragazze e le donne rutene che prendono parte alle battaglie contro i Russi nei Carpazi.Una di loro, la signorina Olena Stepaniew, in tempo di pace studentessa di filosofia all’università rutena di Lemberg,serve nei corpi volontari ucraini e per il suo brillante contributo venne nominata tra gli aspiranti allievi ufficiali e insignita della medaglia al valore d’argento.

giovedì 2 marzo 2017

La genesi dell’Europa cristiana spiegata dallo storico che sfatò il mito dei “secoli bui”

“La genesi dell’Europa”, l’introduzione del grande Christopher Dawson alla storia dell’unità europea dal IV all’XI secolo appena pubblicata da Lindau



Come è nata l’Europa? Lo spiega magistralmente il più grande storico britannico dello scorso secolo, Christopher Dawson (1889-1970) in La genesi dell’Europa. Un’introduzione alla storia dell’unità europea dal IV all’XI secolo, saggio pubblicato ora in Italia da Lindau, con una prefazione di Alexander Murray dell’University College di Oxford. L’autore illustra come la storia non può essere spiegata come un sistema chiuso, in cui ogni stadio è il logico e inevitabile risultato di quello che è avvenuto prima. Nella storia è sempre presente un elemento misterioso e inspiegabile, dovuto non soltanto al caso o all’iniziativa del genio individuale, ma anche alla potenza creatrice di forze spirituali. La forza spirituale per la nascita del nostro continente è stato il cristianesimo e la Chiesa che l’ha diffuso e sostenuto.
Dawson richiama l’importanza fondamentale e peculiare per la nostra cultura e il nostro pensiero della civiltà greca, la vera sorgente della tradizione europea. Successivamente Roma trascinò la civiltà occidentale fuori dal suo barbarico isolamento, unendola alla società del mondo mediterraneo. Lo strumento decisivo di questa impresa fu fornito dalla personalità di Giulio Cesare, il cui genio di conquista e di organizzazione furono la suprema rappresentazione della potenza romana, ma gli artefici della nuova era europea furono sant’Agostino, che vide la vanità e la futilità del culto del potere umano, san Benedetto, creatore nei monasteri di un nucleo di pace, ordine spirituale e culturale nel mezzo dei disastri delle guerre gotiche, e san Bonifacio, il quale, nonostante il profondo scoraggiamento e la delusione per quanto accadeva, diede la propria vita per la crescita del popolo di Dio.
L’Europa, scrive Dawson, non è un’unità naturale come l’Australia o l’Africa; è il risultato di un lungo processo di evoluzione storica e di sviluppo spirituale, cominciato nei “secoli bui” dell’Alto Medioevo. La tradizione classica secondo lo storco inglese non è estranea al processo formativo europeo. Il latino divenne non solo un veicolo perfetto per l’espressione del pensiero, ma anche un’arca che traghettò il seme della cultura ellenica attraverso il diluvio della barbarie e i grandi autori classici del I secolo a.C., soprattutto Cicerone, Virgilio, Livio e Orazio, rivestono un’importanza fondamentale.


L’autore analizza il crollo dell’impero romano, l’invasione dei barbari, l’opera di Carlo Magno, i rapporti di Roma con l’impero orientale e la nascita dell’islam e il suo sviluppo. Un vasto e complesso scenario storico accuratamente descritto in rapporto con quanto è riuscita a fare la Chiesa cattolica – pur tra errori e retta da grandi papi, ma a volte da figure corrotte – per difendere il valore del cristianesimo e per trasmetterlo. Malgrado tutte queste turbolente vicende, fra le quali bisogna aggiungere l’invasione dei vichinghi, lentamente si sviluppò un processo di assimilazione alla spiritualità evangelica.

La visione della storia di Dawson è che solo studiando la cultura cristiana noi possiamo comprendere come è nata l’Europa e i valori fondamentali su cui essa poggia. Pur essendo stato scritto nel 1932, il libro dello storico inglese conserva un’attualità sorprendente, poiché, se ora papa Francesco sta dando un rinnovato vigore spirituale alla Chiesa cattolica, uno sfrenato individualismo e il relativismo si contrappongono al suo insegnamento. Dawson ha sempre messo in luce il legame fra religione e cultura: una società che perde la sua religione, diventa una società che prima o poi perde la sua cultura.


Fonte: http://www.tempi.it/

Guido Marizza e la pagnotta.


Fonte: Vota Franz Josef - Gentilmente inviato da Mark Pisk.



Arriva l’ottobre del ’17 e le truppe italiane sul fronte dell’Isonzo vengono sbaragliate. Per gli Austro-Tedeschi è la battaglia di Flitsch-Tolmein (Plezzo-Tolmino), per gli Italiani è la disfatta di Caporetto.
A Caporetto (Kobarid in sloveno, Karfreit in tedesco) la popolazione slovena si precipita festante in strada a salutare i liberatori germanici. Tarcento era stata saccheggiata dai soldati italiani in rit...irata ma le truppe austriache ristabiliscono l’ordine. A Udine quasi tutti gli abitanti sono fuggiti, influenzati dalla propaganda secondo cui i Tedeschi (che il giornale “Il popolo d’Italia” descriveva come dediti al cannibalismo) avrebbero assassinato tutti indistintamente. Dappertutto scene di saccheggio, vetrine sfondate, civili uccisi, soldati italiani ubriachi fradici: il nemico in fuga ha depredato la sua stessa città, dopo che i vincoli disciplinari si sono sciolti. Nella città abbandonata molti soldati italiani vanno saccheggiando e appiccando incendi. In tutti i villaggi la popolazione friulana saluta cordialmente i soldati germanici, fiduciosa nel fatto che la loro impressionante vittoria avrebbe presto condotto alla pace. A Passons, San Marco e Mereto di Tomba i soldati vittoriosi vengono salutati e accolti assai cordialmente. Anche a Maiano la 50^ Divisione incontra tracce di saccheggi e viene accolta festosamente dalla popolazione. A San Daniele, come in molte altre località, i civili scendono in strada con ceste di burro e marmellata, cioccolata, uva e altri viveri per i soldati austro-tedeschi. A Gemona i saccheggi da parte di soldati italiani sbandati raggiungono una tale gravità che il sindaco deve chiedere protezione alla divisione Jaeger dai suoi stessi connazionali. Anche a Cimolais e Claut gli italiani hanno saccheggiato tutto.
Di chi è la responsabilità di tutto ciò? Secondo il generale Cadorna è di alcuni “reparti della II Armata, vilmente arresisi o ignominiosamente passati al nemico”. La colpa, insomma, sarebbe dell’ultimo soldatino, non dei capi come il generale Pietro Badoglio, in realtà uno dei massimi responsabili della disastrosa disfatta, che dopo la guerra, grazie ai suoi appoggi politici, anziché andare dritto in galera, sarà ricompensato con ogni genere di favori, onori, prebende, promozioni e decorazioni.
Le truppe austriache, dunque, e con esse anche il soldato Guido Marizza, nell’autunno del ’17 varcano l’Isonzo, tornano a Gradisca ma non si fermano, passano anche il Torre, il Tagliamento, la Livenza e arrivano fino al Piave. E lì si fermano, perché un nemico armato si può sconfiggere, la fame no.
Quando mi raccontava la situazione di quei giorni, il nonno Guido diceva: “Se gavevimo ancora una pagnoca, rivàvimo fin a Milan!”

(dal libro "Antologia di Isunz River" di Gianni Marizza)